“A Tor Bella Monaca non ‘piove’ mai” è il film d’esordio alla regia di Marco Bocci.
A 41 anni, Marco Bocci, uno degli attori più amati del cinema e della televisione italiana, esordisce nella sua opera prima in veste di regista.
“A Tor Bella Monaca non piove mai” è il romanzo, pubblicato nel 2016, di Marco Bocci, che ha capito che c’era dell’ottimo materiale per un film, e così ne ha scritto una sceneggiatura e ha chiamato a recitare Libero De Rienzo, Antonia Liskova, Andrea Sartoretti e Giorgio Colangeli, attori esperti a cui affidarsi per raggiungere la verità dei sentimenti.
Il film, distribuito da Minerva Pictures e Altre Storie Distribuzione, è stato presentato ieri, in anteprima stampa, al cinema Adriano di Roma, ed uscirà nelle sale il 28 Novembre.
Fra i casermoni di Tor Bella Monaca, Bocci racconta la vicenda di Mauro (Libero De Rienzo) e di Romolo (Andrea Sartoretti), due fratelli che si arrabattano per sopravvivere e che sono alla ricerca, più che della felicità, di una qualche forma di tranquillità.
Mauro Borri (De Rienzo), 35 anni, da quando la sua ex fidanzata Samantha (Antonia Liskova) lo ha lasciato per un dottore, non si dà pace. Vuole trovare il modo di riscattarsi, di riconquistarla e anche di iniziare a “vivere”. Distrutto da lavoretti precari senza prospettive, vuole ora andare incontro al futuro a testa alta, ma a Tor Bella Monaca, dove Mauro è nato e cresciuto sempre giocando secondo le regole e aspettando l’occasione giusta, la vita è una corsa ad ostacoli e perfino un lavoro vero è un miraggio.
Così, quando due suoi amici si mettono in testa di rapinare niente meno che la mafia cinese, la tentazione di lasciarsi coinvolgere è troppo forte. Improvvisarsi cattivi però non è cosa da poco: lo sa bene Romolo (Sartoretti), fratello di Mauro, ex delinquente pentito che da anni lotta per conquistare una seconda opportunità. E mentre la famiglia di Mauro e Romolo, alle prese con un inquilino moroso e le mille ingiustizie dell’Italia di oggi, fa di tutto per restare unita e non soccombere, un destino crudele si prepara a giocare l’ennesimo scherzo.
Un film ben strutturato e diretto alla perfezione che parla di esistenze allo sbando, ma anche di una ricerca spasmodica di riscatto, di giustizia, di lealtà. Un film che parla al cuore, corale, minuzioso nella ricerca ed esaltazione del dettaglio…. così una calza lasciata su un tavolo di cucina, una sigaretta gettata in “un certo modo”, un gioco di sguardi, le parole non dette, magnificano tutto in un tripudio che va dalla rabbia, alla disperazione, sin all’epilogo finale. La periferia a fare da cornice, sottolinea ancor di più le anime laceranti dei protagonisti…. ma non è la “solita” periferia, quella dello spaccio, della malavita organizzata, delle sopraffazioni delinquenziali… piuttosto quella voglia di riscatto, di redenzione, la consapevolezza di voler emergere da uno squallore e da una piatta esistenza, basata su sacrifici e poche possibilità economiche. La periferia, dove non ‘piove’ mai, in realtà ha bisogno di una catarsi, di “lavarsi” dal pregiudizio e dall’aridità dei cuori e dall’indifferenza della gente. Bocci, in questa opera prima, palesa chiaramente il pathos e l’anima di ogni singolo personaggio, anche di quelli minori, delineando alla perfezione le intere problematiche di un quartiere, in questo caso Tor Bella Monaca, che affoga nelle proprie devastazioni….ma non fà una descrizione tradizionale della periferia, piuttosto del cuore che pare sprigionarsi perfino dalle pareti domestiche…
Gli attori, bravissimi tutti, ben caratterizzano gli svariati stati d’animo, le disperazioni, che sembrano combaciare, le une con le altre, come un puzzle. Così abbiamo Mauro (Libero De Rienzo), il buono, quello di cui ti fidi ciecamente, che ad un certo punto vuole “svoltare” dalle miserie nere, non fosse altro che per riconquistare la sua ex, Samantha (Antonia Liskova), che gli ha preferito un medico molto più grande di lei….
Romolo (Andrea Sartoretti) ex galeotto accusato di furto a mano armata, con la grinta furiosa di riscattarsi, di rigare diritto, tra lavoro da maniscalco, famiglia e psicoterapeuta, sul quale si posano, sempre e comunque, sguardi sospettosi, perchè il passato non si cancella!
Lorenza Guerrieri e Giorgio Colangeli, incarnano alla perfezione quei genitori pieni di problemi economici e di poca salute, lei, che con arrabbiata sete di giustizia, chiedono solo quello che possa dar loro una vita degna di essere chiamata tale.
Una menzione speciale vorrei farla per il personaggio di Ruggero, interpretato dal bravissimo Giordano De Plano… Lui ha pochissime battute parlate, passa come una invisibile presenza, quasi, lui esprime tutto con una mimica facciale, quasi immobile, impercettibile, ma efficace, che nessuno poteva fare meglio! Un ex poliziotto che vaga come un’anima in pena in un girone dantesco, alla ricerca dell’uomo che una sera, sotto l’effetto di stupefacenti, gli ha travolto ed ucciso moglie e figlio! Vite spezzate prematuramente, come distrutta e priva di senso è ormai l’esistenza di Ruggero, che palesa chiaramente l’inutilità del suo vivere quotidiano! Bravissimo!
Il personaggio di Mauro, per certi versi, somiglia a Marco Bocci, che alla conferenza stampa di presentazione del film ha raccontato innanzitutto l’origine della sua storia: “Anni fa mi è capitato di vivere un periodo in cui la mia situazione familiare era simile a quella della famiglia Bori. Mio padre era un ex artigiano con una pensione bassissima e nel locale che aveva comprato era capitato un inquilino che non pagava l’affitto, e non c’era proprio niente da fare. Guardandolo, pensavo: non è possibile che nessuno si occupi di lui e di noi, e cercavo qualcuno o qualcosa che ci rendesse giustizia. Mi dicevo: mo’ vado da questo stronzo e gli stacco la testa. Poi pensavo: ma io ce l’ho il carattere per farlo. Non l’ho fatto, e ho sfogato la mia rabbia nella scrittura inventando un personaggio che si spingeva un po’ più in là di dove ero andato io”.
Prima di debuttare in libreria, il libro è arrivato sulla scrivania del produttore Gianluca Curti, che lo ha trovato fenomenale. Anche la sceneggiatura lo ha convinto, tanto che sul set ha dato piena libertà al neoregista, che gli sembrava “veloce, attento, sveglio, competente e dotato di un’energia creativa enorme”.
“Sono stato molto fortunato” – ha minimizzato Bocci – “Quando un regista dirige un primo film, viene subissato di suggerimenti. Consigli ne ho avuti, ma pochi e molto saggi. Ho trovato una troupe fantastica e ho avuto la straordinaria fortuna si dirigere attori strepitosi. Grazie a loro il film ha preso una realtà e una dimensione che non avrei mai sognato. Quando abbiamo cominciato a lavorare, avevo un po’ paura, Libero, poi, era addirittura un regista. E invece ognuno mi ha dato l’anima, si sono fidati di me e io ho rubato molto da loro”.
Se Sartoretti, De Rienzo, Liskova e l’intero cast, si sono letteralmente consacrati al film è perché il copione di Bocci li aveva stregati. “Romolo, il mio personaggio” – ha detto Sartoretti – “ha avuto un passato tormentato e cerca una redenzione. Mi è piaciuto raccontarlo perché è un individuo che non pretende la felicità e si accontenta della normalità. E’ una cosa tipica dei nostri tempi, tempi in cui la felicità sembra irraggiungibile, e allora avere una casa, una famiglia e un lavoro diventa una vera fortuna. E’ stata una gioia lavorare con Marco, il set era quasi casa perché Marco è un attore e sa che gli attori sono esseri che si attaccano le pippe in continuazione. Su un set normale, un attore che ha 1000 pippe va dal regista, che fa finta di ascoltarlo e intanto guarda l’aiuto di regista come se volesse dirgli: levami questo dalle palle. Sul set di A Tor Bella Monaca Non Piove Mai, invece, c’era Marco che mi accoglieva a braccia aperte e mi ascoltava sempre”.
“Se l’attore c’ha una pippa mentale” – è intervenuto Bocci – “un motivo c’è, e se un attore è intelligente, 9 volte su 10 ha ragione. Siamo partiti con una sceneggiatura precisa, ma non era la Bibbia, non era Shakespeare. Si potevano fare cambiamenti in corsa”.
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“Un miliardo di anni fa ho fatto un film con una regista francese, Catherine Breillat” – continua Libero De Rienzo, che impersona Mauro. “Passava tutto il tempo al monitor zitta zitta con un fazzoletto davanti al viso. Mi ripeteva: il regista è un essere che muore di solitudine. Da lontano mi diceva: questa fa cagare, rifalla. Marco, invece, ha avuto un approccio veramente carnale. I film sono sempre due cose: il film che facciamo e il film che si vede, di solito i film dove stai bene fanno schifo, quelli dove invece soffri come un cane vengono una meraviglia. In questo caso si è verificato un miracolo. A Tor Bella Monaca Non Piove Mai è venuto benissimo e durante le riprese ero contento di alzarmi alle 5 per andare a lavorare”.
“Marco è stato una bellissima scoperta sia come regista che come persona” – ha raccontato la Liskova – “Marco è uomo straordinario, è un puro, e questo si sente moltissimo nel film”.
Quanto a Giorgio Colangeli, Bocci gli ha affidato il ruolo del padre di Romolo e Mauro, un uomo pieno di rancore che di tanto in tanto esplode. “Anche io ero contento di andare al lavoro”- ha detto Colangeli – “Questo non è il classico film sul ‘piamose questo e piamose quest’altro’, ma tratta temi che inducono alla riflessione. Partivo con il pregiudizio nei confronti di Marco. Pensavo che Marco fosse il solito attore diventato regista che si affida completamente al direttore della fotografia e che non conosce il linguaggio cinematografico. Invece mi sono trovato di fronte una persona che non entrava in competizione con gli attori, che non li costringeva a fare quello che avrebbe fatto lui. Marco è uno che ti accoglie, ti sostiene, uno che accetta i tuoi vizi e le tue fragilità. Tu ti butti e hai le spalle coperte”.
Chi non è nato e cresciuto a Roma potrebbe non sapere che il “piove” del titolo del film allude alla polizia, e che quindi nel quartiere periferico in cui si muovono i personaggi della nostra storia non arrivano mai i garanti della giustizia. “Ho scelto questo titolo” – spiega Marco Bocci – “perché nella prima parte del romanzo, ogni volta che Mauro si sentiva in difficoltà o aveva paura, cercava la polizia, però non vedeva mai una pattuglia. Volevo raccontare una periferia alternativa, dove non c’è solo la piazza di spaccio, ma anche una famiglia di sani principi. Avendoci vissuto, ho abbandonato i clichè per incentrare l’attenzione sull’amore tra fratelli. L’unica scena di rapina che ho inserito in sceneggiatura è allegorica dello stato d’animo dei protagonisti e non realistica.
Poi c’è anche un significato metaforico, più poetico. Noi raccontiamo una Tor Bella Monaca dove la terra non viene mai bagnata dalla pioggia, un luogo arido che ha bisogno di essere nutrito”.
A proposito di Tor Bella Monaca, Bocci tiene a precisare, prima di chiudere l’incontro con i giornalisti, che per lui era importante mostrarla non come la tipica banlieue disgraziata e violenta: “Siamo abituati a vedere la periferia come un posto brutto, dov’è di scena la cronaca nera. Io ho voluto raccontarla in maniera diversa, come luogo in cui, accanto ai criminali, ci sono persone con principi sani e onesti che lottano per restare puri e resistono alle tentazioni”.
La moglie di Romolo, Lucia, è interpretata da Fulvia Lorenzetti: “Io sono originaria proprio di questi luoghi, di Torre Spaccata. E nel film ho riconosciuto la verità”.
A fare da perfetto sfondo, una fantastica colonna sonora realizzata da Emanuele Frusi, che spazia dal rock all’elettronica e la regia consapevole di Bocci (che proprio quì ha vissuto da ragazzo, dopo essersi trasferito in città dalla sua Perugia, alla ricerca del successo), rendono Tor Bella Monaca l’emblema di tutte quelle periferie dove anche la normalità, fatta di un tetto sopra la testa ed un lavoro che garantisca un ruolo nella società, è solo utopia.
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