La Gelleria Borghese, casa del Bernini. Ottanta opere esposte, 71 arrivate direttamente dai musei di mezzo pianeta, prestiti eccellenti: la mostra “Bernini scultore, la nascita del Barocco in casa Borghese” non è solo un evento ambizioso, realizzato grazie alla maison Fendi che, in veste di mecenate, ha speso per il solo trasporto, 500mila euro e altri 150mila per i premi assicurati. Ma è un viaggio unico nel mondo di uno degli artisti più universali che nel Seicento contribuì a fare grande Roma. La fontana dei “Quattro fiumi” in piazza Navona, zampillando ce lo ricorda ogni giorno.
Fino al 4 Febbraio, (biglietto 22 euro, ridotto 15,50) il museo nel cuore di Villa Borghese raccoglie sculture, dipinti, bozzetti dell’enfant prodige Gian Lorenzo che, a soli 10 anni, girava con lo scalpello in mano e che, nel corso della sua lunghissima vita, è stato anche pittore, architetto, commediografo, attore, organizzatore di feste e spettacoli dalle trovate sorprendenti.
Santa Bibiana, ci appare maestosa, all’inizio di questo viaggio nella Galleria. Completamente restaurata è per la prima volta fuori dalla sua chiesa, all’Esquilino. La statua, un po’ ninfa antica, un po’ santa, era scesa dall’altare in un’unica occasione: il 19 Luglio del ’43. Calata giù, mentre su San Lorenzo cadevano le bombe. E poi ancora Le Quattro Stagioni, La Verità svelata dal tempo, non ultimata, perchè mancante della raffigurazione del Tempo. Curiosamente, questo lavoro, proprio come il “Busto di Costanza Bonarelli”, non è stato richiesto da alcun committente e lo scultore ha deciso di realizzarlo di sua spontanea volontà, per poi lasciarlo sulla porta della propria abitazione.Il soggetto di questo lavoro è la Verità, rappresentata allegoricamente da una donna, la quale viene spogliata dal tempo in modo vorticoso e violento; purtroppo, come accennato precedentemente, il tempo non è stato mai realizzato dallo scultore, lasciando questo lavoro a metà (anche se lo stesso Bernini voleva aggiungere la parte mancante dopo il 1655). La donna, con un’espressione curiosa, trattiene nelle proprie mani un piccolo sole, che simboleggia la verità ormai rivelata, mentre le sue vesti vengono trattenute dall’alto, lasciandola completamente nuda.
Al Bernini scultore, si affianca la grandezza della pittura, arte molto richiesta in una Roma dominata in quegli anni dai vari Carracci, da Guido Reni e da Rubens. Urbano VIII voleva fare di Bernini “il Michelangelo del suo tempo”, per questo lo esortò a cimentarsi con i pennelli, ma una volta chiamato a mettere mano agli imponenti cantieri che trasformarono il volto della città, preferì affidare gli affreschi a Pietro da Cortona, riservandosi il ruolo, oltreché di architetto e scultore, di regista. Che in un ambito del tutto teatrale, aveva già ricoperto per l’amico Scipione mettendo a punto macchine spettacolari a ribadire la natura scenica della Villa.
Al secondo piano della Galleria si possono inoltre ammirare anche i “modelli” in miniatura della Fontana dei Quattro Fiumi: quella in bronzo che arriva da Madrid e quella in legno, prestito dell’Accademia delle belle arti di Bologna.
Nella sua lunga carriera, il maestro lavorò sotto ben nove pontefici, ognuno con un progetto culturale proprio per la Roma del ‘600, ma solo con il papa Barberini, Gian Lorenzo assunse la sua completa identità di ‘artista universale’. Urbano VIII voleva fare di lui ”il Michelangelo del suo tempo” e per questo lo esortò a cimentarsi con la pittura, ma una volta chiamato a mettere mano agli imponenti cantieri che trasformarono il volto della città eterna, preferì affidare i cicli di affreschi a Pietro da Cortona, riservandosi il ruolo, oltreché di architetto e scultore, di regista. Che in un ambito del tutto teatrale aveva già ricoperto per Scipione Borghese mettendo a punto per lui macchine spettacolari e straordinarie, a ribadire la natura teatrale della Villa.
Un genio totale, dunque, che il percorso espositivo sottolinea in ogni sala, enfatizzando non solo i capolavori più conosciuti, ma proponendo gli esiti degli studi più recenti con l’inedito accostamento ad esempio dei due Crocifissi, uno dell’Escorial e l’altro di Toronto, o dei due busti di Cristo da Norfolk e da Roma. Per non parlare della statua di Santa Bibiana, mai esposta in una mostra e appena restaurata, che in apertura del percorso si confronta con i marmi profani ideati per Scipione. Riposizionata secondo il punto di vista del Bernini, leggermente obliqua, accanto alla monumentale e nuda ‘Verità svelata’, dismette i panni sacri per mostrarsi quella che è, una ”ninfa antica”.
Una mostra da non perdere, in cui si resta totalmente rapiti ed affascinati da cotanta bellezza. Nel pensare che lo “scalpellino” di un uomo possa aver realizzato opere simili, lascia senza fiato!
Santa Bibiana, ci appare maestosa, all’inizio di questo viaggio nella Galleria. Completamente restaurata è per la prima volta fuori dalla sua chiesa, all’Esquilino. La statua, un po’ ninfa antica, un po’ santa, era scesa dall’altare in un’unica occasione: il 19 Luglio del ’43. Calata giù, mentre su San Lorenzo cadevano le bombe. E poi ancora Le Quattro Stagioni, La Verità svelata dal tempo, non ultimata, perchè mancante della raffigurazione del Tempo. Curiosamente, questo lavoro, proprio come il “Busto di Costanza Bonarelli”, non è stato richiesto da alcun committente e lo scultore ha deciso di realizzarlo di sua spontanea volontà, per poi lasciarlo sulla porta della propria abitazione.Il soggetto di questo lavoro è la Verità, rappresentata allegoricamente da una donna, la quale viene spogliata dal tempo in modo vorticoso e violento; purtroppo, come accennato precedentemente, il tempo non è stato mai realizzato dallo scultore, lasciando questo lavoro a metà (anche se lo stesso Bernini voleva aggiungere la parte mancante dopo il 1655). La donna, con un’espressione curiosa, trattiene nelle proprie mani un piccolo sole, che simboleggia la verità ormai rivelata, mentre le sue vesti vengono trattenute dall’alto, lasciandola completamente nuda.
Al Bernini scultore, si affianca la grandezza della pittura, arte molto richiesta in una Roma dominata in quegli anni dai vari Carracci, da Guido Reni e da Rubens. Urbano VIII voleva fare di Bernini “il Michelangelo del suo tempo”, per questo lo esortò a cimentarsi con i pennelli, ma una volta chiamato a mettere mano agli imponenti cantieri che trasformarono il volto della città, preferì affidare gli affreschi a Pietro da Cortona, riservandosi il ruolo, oltreché di architetto e scultore, di regista. Che in un ambito del tutto teatrale, aveva già ricoperto per l’amico Scipione mettendo a punto macchine spettacolari a ribadire la natura scenica della Villa.
Al secondo piano della Galleria si possono inoltre ammirare anche i “modelli” in miniatura della Fontana dei Quattro Fiumi: quella in bronzo che arriva da Madrid e quella in legno, prestito dell’Accademia delle belle arti di Bologna.
Un genio totale, dunque, che il percorso espositivo sottolinea in ogni sala, enfatizzando non solo i capolavori più conosciuti, ma proponendo gli esiti degli studi più recenti con l’inedito accostamento ad esempio dei due Crocifissi, uno dell’Escorial e l’altro di Toronto, o dei due busti di Cristo da Norfolk e da Roma. Per non parlare della statua di Santa Bibiana, mai esposta in una mostra e appena restaurata, che in apertura del percorso si confronta con i marmi profani ideati per Scipione. Riposizionata secondo il punto di vista del Bernini, leggermente obliqua, accanto alla monumentale e nuda ‘Verità svelata’, dismette i panni sacri per mostrarsi quella che è, una ”ninfa antica”.