“Il berretto a sonagli”.
Gianfranco Jannuzzo, protagonista al Teatro Ghione con lo spettacolo diretto ed adattato da Francesco Bellomo, sarà in scena fino all'11 Novembre.
Al teatro Ghione di Roma, sta andando in scena con grande successo, un ‘classico’ della letteratura italiana “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello. Portato già in scena nel 2016 sempre a Roma, alla Sala Umberto, è questo un pezzo che non stanca mai e si torna sempre volentieri a vedere.
Un’opera, questa, derivata dalle novelle “La verita’” e “Certi obblighi”, che fu rappresentata in lingua italiana per la prima volta a Roma nel 1923, tra le più esemplificative della filosofia del grande autore siciliano, che affonda la propria visione lucida e amara nel groviglio dei sentimenti dell’individuo e nel proprio animo, intrappolato nella rete delle convenzioni e delle regole sociali.
Vediamo a confronto due generazioni di donne: da una parte la signora Assunta; dall’altra, Beatrice e Nina. In mezzo a loro, l’anomalo personaggio della Saracena, che collega, ordisce, intreccia e trama, con una sua precisa impostazione mentale: non volendo essere oppressa ha imparato ad opprimere. Il suo potere è nell’intrigo e nella capacità di gestirlo, nella conoscenza delle debolezze altrui e nelle possibilità di ricatto che gliene derivano.
Assunta si muove all’interno della tradizione, accettando una posizione remissiva e subalterna. Nina, la moglie di Ciampa, apparentemente condivide questa impostazione, spostandola semplicemente su posizioni più avanzate. Il potere esercitato da Nina si articola in moduli da sempre riconosciuti dagli uomini come armi di dominio della donna sull’uomo e da essi accettati psicologicamente e socialmente. In più, Ciampa confessa di amarla, cosa che aumenta il suo “potere”, potere che non impedirebbe tuttavia al marito di ucciderla, ove gli equilibri sociali risultassero turbati, mettendo a repentaglio l’onore.
L’annuncio di Ciampa, il personaggio più complesso de “Il berretto a Sonagli”, esprime la sua originale teoria sulle relazioni sociali: l’uomo deve necessariamente barcamenarsi tra i suoi istinti primordiali e le regole morali imposte dal vivere in società. Se non si raggiunge un equilibrio tra queste componenti si arriva alla follia. Ma per comprendere in pieno l’essenza di questo ragionamento bisogna far riferimento al concetto ricorrente di “pupo” oppure “maschera” che il grande scrittore siciliano mette a fondamento del suo pessimismo: “pupi..siamo..ognuno si fa pupo per conto suo: quel pupo che può essere o che si crede di essere – e allora cominciano le liti!”. La società, secondo Ciampa, si regge su un delicatissimo equilibrio che tiene a freno follia ed istinto dei “pupi”. E’ proprio la “corda pazza” che Ciampa attiverà sulla “fronte” della Signora Beatrice, una splendida Elena Muni, per salvare l’onore delle famiglie coinvolte nell’adulterio.
Gianfranco Jannuzzo, grande interprete del teatro italiano, riesce a rendere alla perfezione l’apparente pacatezza, mediocrità e rassegnazione del tradito Ciampa, prediligendo una recitazione volta a sottolinearne la condizione di “vittima” che soccombe alle avversità della vita. Jannuzzo aveva già ricoperto il ruolo di Ciampa nel 2016, e credo che abbia dato ancor più lustro al suo personaggio, perfezionandolo al meglio.
Gaetano Aronica nel ruolo di Fifì, appassiona…Sul palco coniuga alla perfezione una vena un po’ sorniona e scansafatiche ad una un tantino sottomessa ma simpatica. La sua verve recitativa la apprezzo da anni.
Franco Mirabella nel ruolo del commissario Spanò, che mette in moto una macchina infernale, appare molto disinvolto, appassionato, ironico, e riesce a strappare fragorose risate al pubblico grazie alla sua irresistibile simpatia e spontaneità nella recitazione.
Emanuela Muni nel ruolo di Beatrice, la moglie gelosa, mi piace per la sua passione, il suo essere sanguigna, gelosa fino all’esasperazione…
Anna Malvica nel ruolo della madre di Beatrice, Assunta, merita una menzione speciale! Ci ha davvero divertiti nel suo personaggio simpaticamente burbero e dispotico, una vera Signora del palcoscenico.
Comunque…tutti straordinari davvero! Un pezzo, messo in scena molte volte, ma questa, l’ho trovata ancora più originale e perfetta, oltretutto molto scorrevole! Due ore…e non ‘sentirle’.
Un prologo in flashback precede l’inizio dello spettacolo: gli amanti clandestini vengono colti in flagranza di reato ed arrestati, scena non prevista dall’autore e della quale si sentirà il racconto durante la commedia.
Le musiche sono di Mario D’Alessandro e riportano a quelle sonorità forti che hanno caratterizzato la produzione cinematografica dei film di ispirazione siciliana degli anni ’50.
Belle anche le scene che ricostruiscono la sala di un bel palazzo borghese avvalendosi di giochi di luce ed affascinanti trasparenze.
- Ph. Quarta parete
- Ph. Quarta parete
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